Titoli, corsi e reali competenze

Ieri sera parlavo con una amica e collega, discutevamo sul fiorire come funghi sempre di nuove “professioniste” che poi offrono di tutto e di più.
Mi ha chiesto di scrivere uno dei miei articoli e così ho preso spunto. Il titolo che avevamo ipotizzato era più una cosa come “Perchè scegliere l’ostetrica” per far risaltare in un qualche modo il nostro titolo di laurea.
Ma poi parlando è venuto fuori che magari l’ostetrica tal de tali si offre per consulenze allattamento ma viene nel gruppo delle ostetriche a chiedere come si tratta una ragade, ecco che mi cascano le braccia. O che viene a chiedere a me info sulla coppetta che non l’ha mai usata e vuole condurre un incontro.

Quindi ho deciso di mettere sul piatto proprio tutti senza distinzioni.

Io sono molto fissata con i curriculum, se devo andare a fare un corso di formazione spulcio su google tutte le informazioni che trovo su una determinata persona, idem se per caso mi serve un professionista particolare ed è privato, vado a cercare chi è, cosa ha fatto e se ci sono feedback.
E’ per questo che nel mio blog ho messo tutti i corsi di formazione e i convegni, con tanto di data e docente, perché per me cambia se un corso lo hai fatto con tizio o con caio, cambia molto.
E mi piace che anche una donna faccia questi ragionamenti, che mi scelga non solo perché pubblico foto carine, ma perché sono una professionista seria.

Già all’inizio del secondo anno di laurea decisi che volevo diventare una libera professionista e così ho iniziato a frequentare corsi di formazione prima della laurea. Volevo avere un titolo di studio e delle competenze, che purtroppo non arrivavano dal corso di laurea, non almeno per quello che io volevo fare. Dal corso di laurea che era impostato molto sulla patologia e dal caro Pescetto, un libro di ostetricia e ginecologia per ginecologi, ho imparato come funzioniamo noi, nell’ottica della patologia ma che se mi metto a guardarlo da un altro punto di vista, cambia.
Anche se il mio titolo di laurea mi permetterebbe in tranquillità di assistere, anche da sola, ad un parto a domicilio oppure di seguire una donna che deve riabilitare il pavimento pelvico, non mi offro per questo tipo di prestazione. Non ho esperienza e non sono formata.

La stessa cosa mi aspetterei dalle mie colleghe, almeno per rispetto alle donne.
Una cosa che mi urta a dismisura è che sempre di più ci sono dei corsi di formazione di 2/3 giorni su tutto: shiatsu, yoga, osteopatia, agopuntura, digitopressione…
Quando parlo con la mia amica shiatsuka e ci confrontiamo su questo, lei resta allibita. Ha studiato per non so quanti anni lo shiatsu, e ancora continua a fare corsi di aggiornamento e traspare che si è brava e molto, ma che non è arrivata in fondo e come per le cose belle, non ci si arriva mai ma è un continuo imparare. Quindi mi domando come pensino queste ostetriche fare un corso di 3 giorni sullo shiatsu e mettere in locandina “massaggi shiatsu”.
E così per tutte le altre cose. Mi ricordo una mia amica che fece il corso di 3 anni per poter diventare insegnante di yoga. E ora una ostetrica scrive “yoga in gravidanza” come titolo per mostrare 4 posizioni in croce. Non sarebbe più corretto scrivere “movimento in gravidanza: proporremo ginnastica dolce, un po’ di yoga, un po’ di…”
Io se ho scelto di suggerire a una delle mie donne un trattamento X, la manderò dal professionista che si occupa solo di quel tipo di trattamenti.

Va bene a imparare una infarinatura di questi corsi quando c’è già una tua professione principale, ma non è che un corso di 3 giorni equivalga a un titolo conseguito dopo anni di studio!

Sempre di più con la carenza delle mamme/zie/sorelle/cugine le donne si trovano con un buco nella loro vita quando diventano mamme e la solitudine non fa proprio un gran bene. E diciamocelo anche i tagli alla sanità, il fatto che spesso (mia personale opinione) le colleghe ospedaliere non amino il loro lavoro o i turno o stare là insomma, o magari è proprio malsana l’idea che si ha di come si dovrebbe assistere una donna, e quindi ci sia un risvolto negativo sul tipo di assistenza che in soldoni viene offerta alle donne, che queste si sono organizzate e hanno copiato idee dall’estero e le hanno riproposte da noi.
Quindi ora ci sono le doule, le educatrici perinatali del Mipa, le educatrici perinatali da corsi di aggiornamento universitari, e tanti altri corsi spot in giro tanto per.
Le doule fanno un percorso ben strutturato, che cambia poco in base alla scuola, ma un sacco di fine settimana e poi un tirocinio prima di prendere il titolo. Si scrivono all’ADI che poi le controlla, hanno uno statuto e sono fighe. Il Mipa crea delle figure simili ma ancora diverse, per diventare educatrice perinatale si devono fare 8 corsi di 2/3 giorni su gravidanza, allattamento e movimento. La loro formazione è più mirata a condurre corsi informativi, ma credo lavorino anche come doule. Le doule offrono un sostegno emotivo e fisico alle donne in gravidanza e dopo il parto. In teoria se notano qualcosa di anomalo rimandano la donna a una ostetrica o al suo medico. Se ricordo bene le doule dell’ADI non conducono corsi di accompagnamento alla nascita. Ma ci sono doule e doule, non dimenticatelo! Alcune ahimè assistono la gravidanza senza avere le competenze ostetriche, e altre anche il parto a domicilio.
Come non ci si deve far seguire da ostetriche che non abbiano una p.IVA e una assicurazione, quindi quando parlate con una ostetrica, chiedete il foglietto della assicurazione…è obbligatoria!
Entrambi questi due corsi sono molto lunghi e completi per il tipo di servizi che loro offrono, e soprattutto continuano ad aggiornarsi.
Per quanto riguarda il corso di educatore perinatale offerto da qualche facoltà ho i miei dubbi, sulla locandina dice che sono 60 ore per chi ha già una laurea e meno se è un corso di formazione. Già 60 ore equivarrebbero a 7 giornate e mezza di formazione, ovvero 2/3 moduli. Cosa si può imparare in quel poco tempo?
Tante cose per dire di essere formate a condurre corsi di accompagnamento alla nascita/preparto? Gestione di un gruppo? Offrire consulenze in gravidanza? Offrire corsi di movimento in gravidanza?

Sono cose che mi lasciano basita.

Come anche la sola partecipazione a dei corsi Unicef per diventare una peer counselor, che poi fanno sentire una donna competente di seguire tutto un allattamento. Una per counselor in allattamento non può fare consulenze per difficoltà che richiedano una ostetrica o una ibclc. Una IBCLC è una consulente dell’allattamento, se non ha una laurea come professionista sanitaria che bazzica nel reparto maternità, deve fare tipo 5000 ore di esperienza sul campo firmate da chi la segue, e poi un esame difficilissimo. Direi che è assai più di solo 2 corsi di 3 giornate.

Sono stufa di leggere in giro donne che si improvvisano grazie a dei corsi di formazione di una giornata o solo perché è scritto da qualche parte sul corso di laurea allora va bene. Letto l’altro giorno un corso gratuito per diventare brave ad essere professioniste, che poi loro puntino a fidelizzare e far si che quella donna che cerca un lavoro si scriva a pagamento ad altri corsi è un’altra faccenda.

A Trento ho collaborato con una che ha studiato musica e faceva corsi di musicoterapia alle gravide. Ecco, da lei con tutti gli studi che aveva fatto, ci andrei… Da una che scrive “danza e gravidanza” senza alcun corso o esperienza o boh, lo farei notare alla mia collega ostetrica che dopo aver fatto il corso di formazione alla scuola di Danzaterapia a Pisa ora è anche una loro docente. Come anche a una collega che scrive che fa shiatsu. Se voglio shiatsu vado da chi lo fa tutti i giorni, ha studiato e sa.
Ho imparato 4 punti di digito pressione e a usare la moxa per stimolare il capovolgimento del nenonato podalico, ma mica scrivo che son “esperta in medicina cinese”.

Non fatevi abbagliare da un titolo o da un corso di formazione appoggiato là, mezza giornata non sempre porta le competenze necessarie per trasformare una persona in esperta di qualcosa.
Si, ho fatto un corso di Shibari, ma mica con quello posso prendere e andare a insegnare alle mie donne a legarsi come si fa con l’arrosto…
Ostetrica, Doula, Educatrice perinatale, Coach di qualcosa, Mama di qualcos’altro
ha una laurea? ma che formazione post universitaria ha fatto? che corsi ha fatto? dove ha studiato? Continua l’aggiornamento? Oltrepassa i limiti? emette fattura? è assicurata? è iscritta a un albo?

Non ce l’ho con le altre professioni diverse dalle ostetriche, come non penso che se le ostetriche si lamentano che non lavorano sia a causa di questo fiorire di svariate figure non ben identificate (lo fanno anche di lamentarsi, ma come si dice per sfottere “gli extracomunitari ci rubano il lavoro”), è sempre più facile incolpare gli altri se le cose ci vanno storte.
Penso che chi è bravo trova lavoro, che poi sia bravo in quello che fa o nell’intortare, sono affari di altri.
E per quanto riguarda i corsi di accompagnamento alla nascita, dovrebbe cambiare molto l’impostazione e gli argomenti trattati in base a chi lo tiene (ostetrica, ginecologa, educatrice perinatale, psicologa…). Di sicuro una psicologa si concentrerà sulla parte emotiva, di crescita, ecc e una ostetrica sulla parte fisica, ormoni, cos’è il parto, tecniche antidolore, etc.

Però si, informatevi, cercate curriculum o al massimo chiedete, e non fatevi insalamare! ah, si, in teoria una vera professionista non lavora in nero (se è una ostetrica deve avere la p.IVA mentre altre professioni che non appartengono a un collegio possono anche lavorare con le prestazioni occasionali o i vaucher) – altrimenti che lavori almeno per una associazione e rilasci una qualche ricevuta (anche se le consulenze individuali non potrebbero essere gestite dall’associazione).

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Psicologa Cecilia Autelli

Mi chiamo Cecilia Autelli e sono una psicologa. Inoltre, sono iscritta al terzo anno della scuola di psicoterapia a indirizzo cognitivo-neuropsicologico. Nella mia pratica clinica

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